Non posso piu’ aspettare. Mancano poco piu’ di 24 ore alla finale di coppa di lega (allo stadio dell’Universita’ di Johannesburg, una strutture da 5000 posti….) e sono sicuramente piu’ teso di 6 mesi fa, quando stavo per sposarmi.
Tutto sommato sposarsi e’ un po’ come Natale, sai che sta arrivando, e’ inevitabile, e rovinarlo e’ praticamente impossible. Senza contare che ti riempono pure di regali…
Una partita da calcio invece te la gusti solo se vinci. Specialmente una finale, dove il pareggio non e’ ammesso.
Storicamente sono sempre stato il Ballack delle finali, perse praticamente tutte (ok, ho vinto un torneo dell’oratorio a meta’ anni 90 ma non credo conti). Ma 10-15 anni fa ero giovane, pieno di belle speranze, e dopo ogni finale persa mi dicevo "Ok, ci provero’ il prossimo anno". Cosi’ come vincere il campionato, vinto solo nel 2003 dopo quasi 20 anni di tentativi, dai pulcini in su.
Il 1900 si e’ trasformato in 2000 e le occasioni di andare in finale, nonostante le numerose coppe di lega e interlega giocato in Inghilterra, sono diminuite.
Mai speravo di arrivarci con la mia nuova squadra, specialmente dopo un campionato terminato al terz’ultimo posto, con retrocessione evitata solo perche’ le ultime due squadre erano peggiori.
In coppa, giocando di sera, ci siamo sempre trasformati, e io ho giocato i miei migliori incontri quando il sole era ormai un ricordo (e infatti ho sempre vinto il man of the match nelle partite notturne). Ora andiamo verso una finale da giocare alle 2 di pomeriggio, con 35 gradi, su un campo immenso, contro una squadra che ci ha sonoramente sconfitto 2 volte in campionato.
Tutto sembra remare contro, ma era la stessa storia in semifinale, e nei quarti. Giocare da underdogs e’ una sensazione piacevole, semplicemente non hai niente da perdere, ed una finale la vuoi vincere comunque.
Poi su facebook, ultimamemte, c’e’ stata l’invasione italiana e sono entrato in contatto con tanti dei miei ex-compagni di calcio di Canegrate. Molti (tutti?) non giocano piu’, e mi sento l’ultimo di quella generazione a portare alta la bandiera. Come nel 2003, quando, dopo aver finalmente vinto un campionato (in Inghilterra) scrissi una lunghissima email a tutti.
Stavolta, se vinco, ne scrivo una ancora piu’ lunga. Se perdo non mi sentite per una settimana almeno…