Aria italiana

Quando vedo sul tavolo la Gazzetta dello Sport – nello strano formato tabloid e con la prima pagina colorata a cui non mi abituero’ mai – e Il Giorno (anche se di tre giorni prima), apro il frigo e vedo affettati dovunque, grana padano e gorgonzola, e noto che fuori, sul tavolo in giardino, qualcuno ha lasciato un paio di occhiali, una tazzina (ormai vuota) di caffe’ e un bicchiere (ormai vuoto) di grappa, so che mio padre e’ in giro.

E’ arrivato ieri sera, ha lavorato, messo a posto quello che poteva in una mattinata iniziata alle 6 (non posso piu’ dormire), e ora russa nella sua stanza, e lo sento fin dal mio ufficio.

Cucciola e Bruce mi stanno guardando per capire da dove viene quel rumore, ma li rassicuro in qualche modo.

Torno al computer e vedo l’invasione italiana di facebook e mi rendo conto che in pochi giorni mi sono rimesso in contatto con persone che “solo” 20-25 anni erano per me quasi tutto, compagni di scuola elementare o compagni di calcio canegratesi.

Mi rilasso, guardo il panozzo alla mia sinistra, con salame a grana grossa e una fetta di gorgonzola alta un puffo, e mi sento in italia. Quasi quasi chiamo Beppe e gli dico se vuole venire a giocare al volo all’Oratorio. Il pallone lo porto io, che quelli di plastica mi fanno schifo.

 

 

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