Aloe Avenue

A quanto pare tra 2 settimane finalmente iniziero’ l’ennesima avventura della mia vita in Aloe Avenue.

Lindsey verra’ a vivere con me solo dopo il matrimonio (anche se praticamente passa tutto il suo tempo libero qui oppure mi porta agli allenamenti di calcio – 4 volte alla settimana…) quindi potro’ godermi le ultime settimana da single in una casa probabilmente troppo grossa anche per una coppia ed eventuali cani.

Bisognera’ riempire le stanze in qualche modo.

Qualcuno mi ha chiesto altre foto ma sinceramente non ho avuto ancora tempo di pedalare e fotografare la casa con i vecchi inquilini ancora dentro. In cambio, ho trovato un link da un sito di vendita case (non ancora aggiornato, visto che e’ segnalata ancora come on sale)

Qui potete trovare qualche foto e informazioni varie (piscina e pub compreso):

http://www.myproperty.co.za/property_details.aspx?PROPERTY_REF=92942&V=1

Il fantasma dei natali futuri, in costume da bagno nella mia piscina.

Lo dico adesso cosi’ non sara’ una sorpresa: il prossimo natale lo passero’ in Sudafrica.
Quello del 2009 in Italia, e cosi’ via fino a chissa’ quando.

Tornare da quasi 3 settimane di inverno europeo in Sud Africa e’ stato uno shock.
Fa sempre effetto sentire storie di cenoni di natale passati all’aperto, cucinando su barbecue e nuotando in piscina per combattere il caldo infernale.

Ancora non capisco perche’ la versione locale di Babbo Natale sia simile a quella europea: ciccione, con la barba bianca, vestito di indumenti invernali rossi e bianchi. Con le renne.
Gia’ mi aspettavo il Babbo Natale nero con antilopi al posto di Rudolph e compagnia bella.

Tornato in Sud Africa sono stato dirottato quasi subito a Kimberley, a vedere un buco. Un grande buco. The big hole, proprieta’ della De Beers, famosa per i diamanti. Potete vedere qualche foto qui o leggere il report in inglese di la’. Shari, amica di Lindsey, ci ha ospitato nella sua riserva, con qualche rinoceronte in giro la sera.

The big hole in Kimberley

Rhinos on the road

Sunset in Kimberley

Pochi giorni fa ho invece firmato i documenti per il mutuo. La casa di cui vi raccontavo, a meno di disastri da qui a meta’ febbraio, e’ mia e di Lindsey. Piscina e pub incluso.

Il fantasma dei natali presenti, ovvero l’importanza di avere due case.

Non so per quanti anni (o se per davvero) Ligabue abbia frequentato il Bar Mario.
Non sento sue canzoni nuove da anni (tranne Gli ostacoli del cuore, penso che la piu’ recente canzone sua che abbia sul mac sia quella di Radio Freccia), ma i primi dischi, soprattutto il primo, del 1990, bastano a riempire l’ufficio di musica che collego a quel periodo perso tra giocare con il Lego e correre dietro alla figa, ai soldi e al fantacalcio.

Probabilmente fossi un cantautore, o solo un autore, meta’ delle mie struggenti canzoni citerebbero il Texas e le persone che conosco. E’ strano come un pub abbia acquisito una sua importanza strategica in tutti i miei viaggi di ritorno in Italia dal 2001 a oggi.

Ho lavorato li’ per due anni, come pessimo cuoco e ancora pessimo occasionale cameriere. Pero’ mi facevano mangiare gratis e bere quanto volevo, e la paga non era niente male, visto che poi si aggiungeva allo stipendio che prendevo lavorando a Milano durante l’ultima epoca del boom di internet. Alla mia festa di addio i due precedenti padroni del Texas (Pucci e Marzia) chiesero a mia sorella se voleva lavorare una volta andato via io. Mia sorella accetto’ senza problemi (i soldi fanno sempre comodo), e ora, a 6 anni di distanza, lei e’ ancora li’ ma loro due no.

4 Anni fa Nicola prese il Texas in gestione. Non credo che il posto sarebbe potuto andare in mani migliori. Il locale e’ migliorato, in qualita’ (di clienti, cibo, birre e cocktails) e quantita’ (di clienti, cibo, birre e cocktails) e Nicola rimane una di quelle persone che ti fa sentire a suo agio e sempre speciale una volta varcata la soglia come cliente.

Sopporta ormai i miei arrivi annuali sempre con grazia, e non manca mai di offrirmi piu’ di quanto il mio orgoglioso fegato riesca ad assorbire.
Conosce tutti gli elementi della mia famiglia allargata, dal mio vecchio cugino Renato (quasi 50 anni e non mostrarli), al mio cugino ufficiale e bevitore (o ora pure gentiluomo) Davide, passando per amici, amici di amici, e amici di amici del mio cane.

Ormai da tempo il Texas, le cameriere (inclusa mia sorella, la regina del luogo), Nicola e le solite facce fanno parte di una naturale estensione casalinga che parte da casa mia e arriva qualche chilometro piu’ in la’, a Legnano, in Via Venezia.

Inventassero il tele trasporto sarei li’ tutte le sere, lunedi’ escluso, ovviamente.
Dopotutto mia sorella ogni tanto ha bisogno di una serata libera.

Il fantasma dei natali passati, ovvero l’importanza di avere amici

Natale e’ passato. Come al solito in Italia. Vero, scrivo a piu’ di due settimane di distanza, ma dopo innumerevoli problemi di questo 2008 (blackout con frequenza spaventosa, crisi del mio computer, re-installazioni di vari sistemi operativi), solo adesso sto riuscendo a riportarmi alla pari col lavoro per avere tempo libero e scrivere sul sito.

Beh, in verita’ anche adesso intorno a me la zona e’ completamente senza corrente (dannata Eskom), per fortuna sto riuscendo a scrivere dal mio pda, che mi mantiene in contatto col resto del mondo.

Cosa mi rimarra’ di questo Natale? Ho passato tutte le sere a fare la stessa cosa (andare al Texas a bere e mangiare con i miei fidati amici), ma e’ stato un clamoroso addio al celibato, organizzato a sorpresa dal mio futuro bestman, Beppe, a rendere la settimana completamente speciale.

Beppe, che mi conosce probabilmente meglio di tutti, sa benissimo che pure io ho dei punti deboli: sono nostalgico e mi piacciono lo spogliarelliste.

Proprio per questo la serata organizzata in mio onore e’ stata semplicemente perfetta.

Andare al ristorante tedesco e vedere entrare ad uno ad uno, come in uno speciale di Oprah Winfrey, facce appartenenti ad un passato cosi’ lontano, quando tutto quello che volevo fare era giocare all’oratorio il pomeriggio (o finire le superiori), e’ stato un pensiero incredibile. Refraschini, Leo, Maggioni, e poi ancora Paolo (salutato solo un’ora prima!), Mauro (che finalmente ha visto due tette dal vivo, )mio padre, Massi, Giorgio, Mera e naturalmente Beppe. Tutto bello, tutto commovente.

Se le mie scorte di lacrime non fossero terminate nel quadriennio 1990-94 (troppi dolori da sopportare: il rigore di Donadoni nel 90, il finale di Terminator 2 nel 92, il Marsiglia nel 93, la finale di Pasadena nel 94…) forse avrei pure pianto.

Poi, la sorpresa. E’ vero, da tempo (anni) dicevo a Beppe che avrei voluto un addio al celibato modello film americani. E non e’ stato da meno. Preso dalle cameriere e portato in una stanza secondaria, ho incontrato la spogliarellista selezionata con scrupolo dal mio compare, vestita soltanto in mimetica (Davide cosa ti sei perso!)

Per un momento gia’ pensavo ai possibili numeri che mi scorrevano davanti, prima che la stanza fosse invasa dal resto della truppa (Massi in primis) in attesa di vedere lo spettacolo.
Che ovviamente e’ stato divertente, grazie ad innovazioni tipo la cravatta al cazzo e la sindone vaginale sugli occhiali, non puliti per lungo tempo.

Massi, che tette.

Le foto sono sul sito, in una delle directory segrete. Mandatemi una email e vi spediro’ il link.

Cosa rimane da dire? Che nonostante ormai da anni quando torno parlo delle stesso cose (i tempi che furono) e li porto allo stesso posto (il Texas), tutti loro ancora non si sono rotti le palle di avermi intorno, forse consci che per quelle poche volte all’anno possono sopportarmi meglio del solito.

Se fossi metrosexual direi che vi voglio bene, ma siccome sono io dico solo che vi rispetto.
E che ogni tanto, qui in Sudafrica (ma anche li’ sopra a Londra) mi mancate davvero.