Vivere in altura e’ difficile per polmoni come i miei abituati alla pianura padana o a quella londinese da anni.
Ormai 4 mesi fa (sembra un vita) arrivavo e appena mi mettevo a correre i polmoni bruciavano e il battito andava in soglia dopo nemmeno 10 minuti. Risultato? Per qualche mese ho poltrito in attesa che il corpo si abituasse.
Ho giocato a calcio, e’ vero, ma il mio esordio e’ venuto dopo nemmeno 2 settimane di allenamenti, nell’ultima partita della stagione, negli ultimi 30 minuti.
Purtroppo per allenarmi (e perdere peso, visto che a furia di spendere i miei week end andando avanti e indietro per risolvere le mille questioni burocratiche – rigurdanti il mio stato di immigrato – e i diecimila dettagli del matrimonio – di cui almeno ottomila novecento inutili sto diventando un maiale) ho bisogno di obiettivi.
La partita la domenica, la cintura di kickboxing tra qualche mese, una maratona. Qualsiasi cosa.
Ho ripreso ad allenarmi per correre una 10km locale (Liquifruit Irene) settimana scorsa, con il resto della famiglia di Lindsey. Piu’ che una normale gara era una specie di campestre, con partenza alle 6 di mattina. Sveglia alle 3.30 per arrivare, registrarsi e fare un po’ di riscaldamento. Alle 11 fa troppo caldo per correre, qui nel terzo mondo.
Risultato? Partenza alle 6, arrivo alle 6.49 (almeno stando al cronometro ufficiale, anche se il mio segnalava 2 minuti in meno ma vabbe’…) e alle 9 gia’ di ritorno a casa, nel proprio letto, pronto per rilassare i muscoli e dare un po’ di fiato a questi polmoni che si saranno si’ abituati al clima, ma non a spingere cosi’ tanti kg in una misera 10km.
Alle 10 sveglia per andare a comprare i regali da fare agli ospiti che presenzieranno al matrimonio. Ritorno a casa solo di sera.
Ho bisogno di sposarmi, solo per liberarmi da tutto quel cazzo di tempo usato per organizzare la cerimonia.
Rivoglio il mio tempo libero. Rivoglio polmoni funzionanti. Rivoglio una squadra da calcio oppure un ring in cui spaccarmi la faccia. 2008, gia’ ti penso.