Probabilmente chiunque si sia sposato negli ultimi 100 anni, sa benissimo quello di cui sto parlando: il business matrimoniale e’ immenso.
Da (giovane) scapolo ho sempre pensato che una volta scelta la data (piu’ tardi possibile), il posto (Las Vegas possibilmente) e dove andare in viaggio di nozze (lontano), tutto il resto fosse solo una lista di dettagli da affrontare una settimana prima delle nozze.
Dopo aver passato un intero pomeriggio al Wedding Expo locale (all’interno del Coca Cola Dome, una struttura al coperto usata per sport e manifestazioni di vario tipo, che ricorda vagamente il Millenium Dome in scala minore), mi sono reso conto per la prima volta della difficolta’ di organizzare il matrimonio dei sogni della mia futura moglie, Lindsey.
L’esperienza della fiera mi e’ servita a capire perlomeno di cosa parlassero futura suocera e futura moglie. Termini tecnici come cutlery, crockery, organza, tie backs eccetera. Probabilmente anche in italiano avrei avuto problemi a capire, ma grazie alla moltitudine di esempi presenti alla fiera, ora bene o male so che quando acconsento (di pagare in futuro) non avro’ troppe sorprese.
Devo dire si’, annuire, e criticare solo e soltanto se l’occasione e’ quella giusta (ovvero negativi giudizi ascoltati precedentemente da Lindsey o sua madre o sua sorella di sfuggita).
Io devo occuparmi di poche, ma essenziali, cose: il bar (cosa avere, quanto offrire, fino a quando tenerlo aperto), la musica, gli inviti alle persone che verranno dal resto del mondo e come aiutarli a muoversi in Sudafrica. Questo e’ tutto. Ah, e pagare quando richiesto. Io come tutti gli altri fidanzati che incontravo in giro per la fiera.
Dopo 2 ore eravamo tutti nella stessa condizione: stanchi, con una o due borse di plastica piene di pamphlet come neanche allo Smau dei tempi passati, col collo rotto a forza di annuire, e con la dita sporche di cioccolata visto che tutti usavamo i numerosi stand di fornitori di fontane al cioccolato per recuperare energie perdute seguendo future consorti e suocere.
Non bastava avere speso tre weekend in viaggi e visite presso diversi posti nella Muldersdrift Valley (una pittoresca valle qui vicino dove se non hai una fattoria allora sicuramente organizzi matrimoni) prima di trovare un compromesso – tra l’altro facile visto che dopo settimane la testardaggine di ognuno riguardo dove sposarsi era scesa a livelli minimi.
Glencove, il posto selezionato (le foto sul sito non gli fanno giustiza), e’ all’interno di una struttura turistica, ma separata da un fiume e isolata dal resto degli ospiti.
La cappella e’ aperta ai lati (e vorrei vedere, fine Marzo fara’ ancora caldo, con vista sul torrente), c’e’ un parcheggio ampio per tutti, un giardino che scende sulla riva cosi’ chi vuole puo’ bagnarsi i piedi nell’acqua, o bere ascoltando il suono di uccelli e il rutto dei facoceri (no, non ce ne sono, al massimo antilopi, ma non sono sicuro se ruttino o meno visto il diverso apparato digerente e la dieta a base di erba).
Il cibo e’ servito a 50 metri scarsi dalla cappella, e non c’e’ possibilita’ di perdersi, visto che sono sicuro che la collina e’ recintata col solito filo elettrico cosi’ comune nell’intera regione.
No, non bastava, dicevo. Quello era appena l’inizio. Ci sono da scegliere i colori per il matrimonio, ad esempio. Il tema. Da buon daltonico la mia opinione e’ stata considerata nulla fin da subito, e oltre al classico bianco, voci mi dicono che il resto (decorazioni sui tavoli, e altri drappeggi credo) saranno champagne e burgundy.
Uno e’ giallognolo, l’altro rossiccio. Questo e’ quello che mi e’ stata riferito.
Le candele. I vestiti delle damigelle, e dei testimoni (tre per parte). Il mio vestito. Il trasporto. I voti nuziali. Le scarpe. Le decorazioni sulle sedie. Sui tavoli. All’ingresso. I fiori nella cappella. Quelli fuori. Quelli dentro. Chi non invitare. Come dirlo. Come pagare (sul chi deve pagare ci sono pochi dubbi). Le foto. Il video. Gli inviti. Il colore degli inviti. Il font degli inviti. Le decorazioni degli inviti. Come pagare gli inviti.
Essenzialmente, devo solo acconsentire. E, come detto prima, dire di no quando mi viene comunicato tra le righe di dire di no.
Noi futuri sposi non contiamo un cazzo. Il giorno dopo il matrimonio ci scorderemo il colore e il tipo di fiori, le decorazioni dei tavoli e il cibo, e allo stesso modo nessuno si ricodera’ come eravamo vestiti. Siamo solo accessori, necessari, ma sempre accessori. Un po’ come una presa elettrica.
Ogni tanto andiamo in blackout. Cosa non si fa per amore.
Si, la fontana al cioccolato sara’ presente. Cosi’ come i fiori e le decorazioni. E il Jack Daniels.
Ma la fontana al cioccolato l’hai presa? Sarà cafonissima per futura moglie e suoecara, ma vuoi mettere quella in confronto con fiori e decorazioni inutili? 😛