Ogni volta che nomino Harry Potter tra le mie letture preferite, vengo sempre accolto con risate di scherno oppure con lo stesso tipo di sguardo che i cristiani evangelici rivolgono ai cattolici (“Tu sei cosa? Roman Catholic? ahhhhh….”).
Dal punto di vista delle letture, e grazie a fattori – mamma che lavorava in libreria, sorella che lavora in biblioteca – che mi hanno aiutato a superare il costo (eccessivo) di qualsiasi libro, ho sempre letto di tutto. Stephen King e’ stato, quasi come per tutti i miei coetanei, un compagno inseparabile sugli scaffali, e alcuni libri, in particolare IT e la saga della Torre Nera, sono stati riletti piu’ volte.
Ho anche provato a leggere alcuni Harmony o libri editi per un pubblico femminile, ma tranne quelle scene di sesso descritte tramite eccessivo uso di metafore (“I baci di lui la incendiavano, sensazioni nuove la stavano colpendo, e il cuore le scoppiava di un sentimento mai provato prima. Era forse amore?”, non ho mai trovato nulla di interessate e sono sempre tornato a letture dei soliti tipi.
Mi sono passato i classici, i romanzi porno e le loro fantastiche descrizioni (“Le leccava le labbra, cercando ripetutamente il clitoride con accorti colpi. Presto lui l’avrebbe penetrata con il suo enorme membro, le cui vene gonfie l’avevano trasformato in un totem da adorare”) e tutti i libri game in vendita.
Philip Dick prima che diventasse paranoico e smettesse di scrivere decentemente era costantemente uno dei miei preferiti, anche perche’ regolarmente usciva ogni 6 mesi una raccolta di storie “mai pubblicate prima”. Finita la pacchia, ho iniziato a rileggerlo in inglese, giusto per prolungare il gusto che avevo, e ancora ho, nel leggerlo.
Parlando di Fantasy, dopo la mezza delusione del signore degli anelli (grazie Peter Jackson per avere eliminato l’insopportabile Tom Bombadil dai film), e l’intera saga di Shannara, ovvero il beautiful del genere, l’unica saga che sono riuscito a leggere e rileggere e stata quella di David Eddings (Belgariad e Mallorean), divertente e senza mai pretese di essere la bibbia della categoria.
Poi e’ iniziata la lunga parentesi Londinese. Ho scoperto libri che dovrebbero essere considerati classici attuali (Catch-22 di Heller su tutti), e letto autori che avevo appena sfiorato in Italia: Gaiman (Neverwhere e’ IL libro che qualsiasi londinese dovrebbe leggere), Douglas Adams, Fante, e JK Rowling.
JK Rowling. Ovvero Harry Potter. Ovvero Inghilterra.
La prima cosa che ho fatto in Sudafrica una volta liberato dagli impegni obbligatori inerenti l’arredamento casalingo, e’ stato andare a fare la file all’una di notte presso la libreria di una centro commerciale per afferrare l’ultimo volume della serie. Letto in poche notti, e coronato con una serata solitaria al cinema a vedermi il quinto film, lasciando la fidanzata ammalata a casa.
Ognuno ha ragioni particolari per ammirare un libro, e amarlo nonostante i suoi difetti (e Harry Potter ne ha tanti…). Nel mio caso, i film e i libri sono stati letti e guardati mentre ero a Londra, mentre ero circondato da luoghi e persone che avrebbero potuto tranquillamente trovare posto su uno qualsiasi dei libri della serie.
Andare al cinema e risentire l’accento britannico (e addirittura l’odiata parlata giovanile tamarra di Dudley Dursley) e’ stato un veloce ritorno alla Gran Bretagna (stereotipi compresi, magici e non) che ho conosciuto e vissuto per cosi’ tanti anni.
Probabilmente lo stesso capitera’ quando, prima o poi, diro’ addio anche al Sudafrica.
Gia mi immagino davanti all’ennesimo classico film sudafricano post 1994 (bianchi crudeli, neri emarginati eroi) e rimpiangere una qualunque delle 11 lingue ufficiali che ogni tanto fanno capolino anche su SABC (magari il/la/lo Xhosa? o lo Zulu?).
Se guardi la televisione con sudafricani capita anche a loro rimpiangere i bei tempi perduti.
Prima del 1994, quando le case non avevano ancora filo spinato / elettrico a protezione e potevi anche lasciare l’uscio di casa aperto…